L' intervento dell'Ambasciatore su La Stampa
L' intervento dell'Ambasciatore di Grecia Themistoklis Demiris sul quotidiano La Stampa, del 30.1.2016
Minacce contro l'anima dell'Europa
La crisi profughi mette alla prova il progetto europeo, e non solo perché, come accaduto con la crisi finanziaria, ha trovato l’Ue impreparata. Ma soprattutto perché fa emergere atteggiamenti e mentalità ancora più corrosivi per la coesione europea di quanto lo è la crisi stessa. Corrosivi, perché minano valori fondamentali e distruggono conquiste comuni che definiscono quello che l’Europa rappresenta. Tali atteggiamenti provengono da coloro che, cercando un capro espiatorio, spesso indicano la Grecia come parte del problema, trascurando i veri parametri della crisi, i trattati e accordi europei, ma soprattutto le proprie responsabilità.
La Grecia delle 3000 isole e della linea costiera più lunga in Europa, da più di un anno riceve ogni giorno 2.500 persone disperate, nella loro stragrande maggioranza in fuga per sopravvivere. E la Grecia della crisi, dell’enorme debito, dell’imposta austerità, della disoccupazione senza precedenti, ha saputo salvare 108.000 persone e spendere 2 miliardi per accoglierle, affrontando in modo umano, solidale e dignitoso un fenomeno di dimensioni tali che nessun Paese è in grado di affrontare da solo.
Tutti sono d’accordo che occorre una soluzione europea comune. Ma in realtà quanto si impegnano tutti a questo? Quanto rispettano i trattati, gli accordi firmati, pur imperfetti, e i principi europei ma anche morali?
Perché, prima di rivolgere rimproveri infondati, si deve riflettere sulle proprie responsabilità. In Grecia ci sono ormai due hotspot, uno in piena funzione ed uno sufficientemente operativo, mentre altri tre saranno pienamente operativi entro un mese. Tuttavia, dai 66.440 trasferimenti di profughi dalla Grecia, previsti dal famoso meccanismo di relocation, solamente 104 sono stati effettuati. E mentre la Grecia finora ha messo a disposizione 25.000 alloggi, l’Ue, anziché i 16.000 promessi, ne ha messi solo 900. Inoltre, nonostante le varie concessioni ad Ankara, l’accordo di cooperazione ancora non funziona come dovrebbe - per dare un esempio, dalle ultime 65.000 persone sbarcate in Grecia dalle coste turche, solo 123 sono state riammesse. Quanto al promesso rafforzamento di Frontex per assistere le autorità greche, è ancora in ritardo, e lo stesso vale per Rapid.
Nonostante ciò, alcuni di coloro che non vogliono accogliere profughi, né allocare forze per le operazioni europee, né contribuire economicamente, nemmeno premere sulla Turchia, preferiscono dare la colpa alla Grecia e minacciare di chiudere le frontiere, di alzare muri sui nostri confini settentrionali, di espellerci da Schengen. O propongono di respingere con forza i migranti, o allestire campi per 400.000 immigrati nel nostro Paese.
Accuse, minacce o idee di tal tipo non sono solo contro la Grecia o migliaia di profughi, ma soprattutto contro la stessa anima dell’Europa. Sono prive di base legale e morale. È pericoloso sacrificare principi di base e minare sforzi comuni di decenni, per guadagni politici temporanei e brevi vantaggi elettorali. È estremamente pericoloso permettere ad una cultura che nega la solidarietà e l’equa condivisione degli oneri, di consolidarsi, puntando solo su interessi nazionali miopi, senza tener conto delle conseguenze. Meno male che ci sono voci come quella italiana, che mettono le questioni nella giusta prospettiva, salvando l’onore della politica e dell’Europa.