L’intervento dell’Ambasciatore di Grecia alla presentazione del libro “Essere Greco: Tra identità culturale e cittadinanza europea”
L’intervento dell’Ambasciatore di Grecia Themistoklis Demiris alla presentazione del libro di Athanasia Andriopoulou “Essere Greco: Tra identità culturale e cittadinanza europea”, il 15 aprile 2016.
Sì. Siamo tutti qualcosa. E insistiamo che “siamo” tutto quello che diciamo di essere. Altri, naturalmente, dicono che non siamo ciò che pensiamo di essere, o vogliamo essere. Ma più importante di ciò che “siamo”, non si può essere quello che “facciamo”? E forse ciò che “facciamo” dipende da ciò che “abbiamo”. Quindi finalmente “siamo quello che abbiamo”. Sono tutte queste cose che abbiamo, che alla fine ci determinano principalmente.
Noi greci, come tutti gli altri, abbiamo diverse cose che ci definiscono: Il nostro passato. La nostra religione. La nostra lingua. La nostra cultura. Ma anche altre cose che non creano identità ma mentalità: Le nostre montagne, le nostre coste, il nostro clima.
Su queste cose è stata formata la nostra “diversità”, su queste cose sono stati costruiti i nostri "miti nazionali", che in modo significativo, non sono stati fabbricati artificialmente da zero, o imposti, ma piuttosto sono stati il frutto di una elaborazione teorica, scientifica e politica, delle percezioni e stili di vita che hanno caratterizzato la regione per secoli, e si sono stati sviluppati, o sono mutati, ma non si sono persi mai.
I nomi possono differire: greci, romani-rum, Ionici- yunan, ellenes , ma non e stato mai messo in dubbio, da noi e dagli altri, questo senso d’ appartenenza ad un gruppo distinto,ma unito, e relativamente omogeneo, di persone che sentivano una affinità tra loro, anche se hanno vissuto, per secoli ,separatamente in Attica, nel Ponto o Caucaso , o ad Alessandria d'Egitto.
L'identità nazionale, come una consapevole ricerca dei elementi che ci distinguono dagli “altri”, è una identità “nuova”. Per il passaggio dalla “obbedienza” degli abitanti ad un “sovrano”, alla devozione di un “cittadino” responsabile ad una “patria”, sono stati necessari tutti i cambiamenti di mentalità che sono stati portati da correnti ideologiche, o filosofiche, come l'Illuminismo e il Romanticismo. La formazione dell'identità nazionale era un prerequisito per passare agli stati nazionali del settecento e di oggi.
Per la Grecia, occupata dagli ottomani, formare un'identità nazionale, sulla base del patrimonio antico (presente sul suo territorio e ammirato dai locali e stranieri per lo più), e sulla base della fede cristiana, (che la separava dalle forze occupanti) , è stata un’ evoluzione naturale della storia. Ma “naturale”, non vuol dire “facile”.
Come e noto chiaramente nel libro della signora Andriopoulou, fin dall'inizio, ed in risposta ad una richiesta romantica, da un’ Occidente che, in ogni caso, era già cristiana, l'enfasi è stata attribuita alla parte antica dell'identità greca, la parte presunta più brillante, avendo come conseguenza la degradazione del patrimonio bizantino, con tutto ciò che questo comportava, in relazione con la conoscenza di sé, e le relazioni con la periferia del paese.
Ma, considerare se stesso come erede di un patrimonio brillante può portare anche altri effetti negativi collaterali. A volte si pensia che tutti gli altri ti devono. O si è sempre pronti a dare la colpa agli altri, per tutto che ti accade, ignorando le proprie responsabilità. O si costruisce arroganza, non giustificata dalla tua reale dimensione. O si ha una tendenza a sottovalutare altri popoli e culture considerandoli inferiori.
Ma penso che tra storia antica e tradizione cristiana ortodossa presto è stato raggiunto un equilibrio. La costituzione e molti leggi garantiscono la posizione privilegiata nel ortodossa fede cristiana, le scuole elementari e medie promuovono egualmente storia antica e valori cristiani e la separazione tra chiesa e stato, è stata spesso discussa, ma mai fatta.
Per quanto riguarda l'impatto dell’ identità nazionale nei rapporti con gli altri, è vero che il paese, presto, è riuscito a combinare passi verso l’ Europa occidentale più sviluppata a cui voleva assomigliare, con forti legami con i vicini dei Balcani ed i paesi del Mediterraneo, a cui l’ uniscono tante cose.
Di conseguenza, ora il dibattito sull'identità nazionale dei greci sembra che non si possa più fare sulla base dei termini storici, etnici, religiosi o diplomatici e guardando indietro. Perché adesso, penso che il problema è stato risolto nella pratica e, infine, non presenta nessun interesse per il greco medio, che sia sa che cosa è, sia, semplicemente, considera essere una cosa, non mette mai in dubbio tutte quelle cose che ha e che l’ hanno identificato.
Il dibattito, che secondo me , va fatto, è se oggi, queste identità nazionali già stabilizzate nella coscienza comune, possono o devono operare come l’ unico, o anche principale, criterio per i diritti di un cittadino, in una società moderna.
E credo che questa sia l'utilità del libro della signora Andriopoulou, che descrive alcune delle sfide, delle contraddizioni , dei percorsi a ritroso, che ha portato e porta ancora l'identità nazionale del paese, ma dà enfasi alla distinzione tra identità e cittadinanza, ai diritti civili e diritti umani, ai modi e alle pratiche per l’ acquisizione della cittadinanza greca. È una cosa di essere “greco” come nazione, come origine, o come cultura, ed è un'altra cosa di essere un “cittadino greco” che ha tutti i suoi diritti e naturalmente i rispettivi doveri.
La domanda che sorge spontanea, a volta direttamente, a volta indirettamente dal libro, è se una identità nazionale, formulata, con, criteri storici, culturali, etnici, religiosi linguistici, etc, facilita o no, l'esercizio da parte di tutti dei loro diritti sul territorio greco, facilita l'assimilazione di altri nel cosiddetto corpo nazionale, ma se facilita anche l’ integrazione regolare della nazione in un'entità sovranazionale, come l'Unione Europea.
Credo che in tutti e tre questi settori sono stati fati già grandi passi in avanti. Ma la vera domanda e la grande sfida è se la tendenza positiva, che è iniziata, non solo in Grecia, ma anche in altri paesi, possa essere salvata, sotto la pressione della crisi economica, la crisi dei rifugiati, la crisi del U.E., la crisi del terrorismo.
Le identità nazionali tradizionali dovrebbero regredire come criterio per l’ esercizio dei diritti, al fine di costruire al più presto una cittadinanza europea? O agirà come un rifugio sicuro contro le minacce che vediamo provenienti da coloro che non hanno la nostra identità? E, infine, le identità nazionali minano o facilitano l'integrazione europea?
Il caso greco non si distingue dagli altri. Tuttavia può essere significativo. E questo diventa ovvio con la lettura del libro. Perché i greci sono un popolo, con una identità nazionale, che, comunque sia stata acquisita , sviluppata , gestita , ha, in ogni caso, imposto un onere permanente nei sui atti e nella sua mentalità. Ed inoltre, è un popolo che vive in una crisi economica, che dura da sei anni, che ha spinto alla povertà e disoccupazione,un enorme percentuale della popolazione e che ha messo in discussione valori che si considerano scontati da sempre . Ed in mezzo ad una crisi, cosi grande, riceve un flusso senza precedenti, di profughi, da paesi di una cultura e religione differenti . Fenomeni cioè, che mettono in dubbio conquiste stabilite per anni e creano riflessi difensivi, conservatori.
E allora, quando questo popolo, nonostante la perdita di fiducia verso le istituzioni europee e verso la solidarietà europea, ancora, come rivelano i sondaggi, insiste a sostenere la visione europea, tutti in Europa possiamo sperare che la tendenza verso un'Europa dei popoli, verso un'Europa di identità nazionali diverse, ma armoniosamente complementari , verso un Europa dei diritti per tutti, non si fermerà . Può e deve essere adeguata sotto la luce delle nuove esperienze , ma continuerà, forse ancora più forte , se la leadership europea avrà la capacita e il coraggio di trarre le giuste conclusioni.
Sarà un peccato ed un errore storico, se le identità nazionali, soprattutto in questo periodo, saranno usate come mezzo di esclusione, o di trinceramento. Invece essere greco o italiano o francese può aiutare a capire meglio cosa significa essere polacco, tedesco o ungherese. Capire ancora che essere, allo stesso tempo, europeo, può garantire meglio di qualunque altra cosa, di continuare ad essere, in futuro, tute due insieme : greco, tedesco o ungherese ed europeo. E più potente. E più tollerante. E più aperto. E più efficiente . Questa deve essere la logica risposta ai questi tempi difficilissimi.
Non so se l’ ottimismo fa parte dell’ identità nazionale greca. Magari si. Ma la “logica”, parola greca per eccellenza, ma trasferita in tante altre lingue, penso che faccia parte integrante dell’ identità e della cultura europea. Speriamo che ancora una volta, questo si rivelerà e che la logica, che conduce verso una unione dei popoli, con identità nazionali distinti, ma perfettamente compatibili , in un mosaico creativo al servizio di tutti, potrà prevalere.