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L intervento dell’ ambasciatore di Grecia Themistoklis Demiris alla presentazione degli atti del colloquio internazionale sui sacrifici umani nell’ Egeo

Sunday, 02 April 2017

Presentazione degli atti del colloquio internazionale sui sacrifici umani nell’ Egeo


Mi ricordo che quando Anna Sacconi mi aveva proposto di dare un saluto al convegno sui “sacrifici umani nell’ Egeo e la sua periferia” avevo accettato senza pensarci. Perché sin dall’ inizio avevo una idea molto chiara dell’ importanza  del tema. Avevo però anche piena conoscenza  della sensibilità che questo tema   presenta ancora oggi.

Non diciamoci bugie. I sacrifici umani, non come una leggenda, una favola, o una parabola religiosa,  ma come una pratica reale degli antenati, non è stata mai una narrazione piacevole. E, naturalmente,  ci ricordiamo volentieri  di Ifigenia,  o Isacco.  Ma non è, forse, perché in entrambi casi, alla fine nessuno venne sacrificato?

Non so. Ma quello che so è che tutti i governi e tutti i popoli, sui loro antenati preferiscono una  narrazione che promuove una immagine di alta civiltà, di valori umani eterni, di conquiste scientifiche importanti, di conflitti eroici  al servizio di tutta l’ umanità. In questo quadro, di solito si sceglie una percezione semplificata  della storia, un cibo più digeribile,  una narrazione più  rassicurante,  e soprattutto più direttamente fruibile per i pubblici  nazionali e internazionali.

E naturalmente  sono tanti  coloro  che  sono disposti  a collaborare, se non  per falsificare la storia, almeno  per … abbellirla o studiarla in modo selettivo.   O, semplicemente, a scegliere campi e temi, più o meno sicuri,  che  assicurano anche  attenzione mediatica  e riconoscibilità, e possono  garantire  un finanziamento con meno rischi.

Ma  alcune  volte è molto importante, per la scienza, per la storia, per l’ umanità, andare contro corrente. Perché l’ obiettivo di base, per ogni ricerca, è la scoperta della verità, anche contro interessi, o preferenze. Attraverso  essa impareremo  chi siamo davvero, quali sono i nostri limiti, da dove veniamo e verso dove andiamo. Si può scoprire  che la verità non e solo una. Si può anche toccare una verità non piacevole a prima vista, ma che può alla fine prendere un'altra dimensione, se inserita nel suo contesto  storico, o nell’ ambito dei valori dell’ epoca.

Coloro  che studiano I sacrifici umani, penso che facciano appunto questo: vanno contro corrente, riuscendo però, proprio per questo, a spingerci tutti ad andare   avanti.

Le ricerche archeologiche sui sacrifici umani costituiscono, in realtà,  atti di rivelazione di un’ altra civiltà, che richiede  e deve uscire ala luce, affinché  essa,  a sua volta, illumini parti sconosciute di noi stessi. Si tratta, in altre parole, di quello che costituisce l’ obiettivo per eccellenza e la vera missione dell’ archeologia: un esercizio  di autoconoscenza.

L’ epoca dei sacrifici umani non è necessariamente un periodo buio e barbaro della nostra storia. Se vista diversamente, o interpretata con criteri non di oggi, ma di allora, può essere considerata  come   l’ epoca che ha fato nascere tutti quegli  elementi che, eventualmente, hanno permesso il nostro progresso a livello morale, politico, artistico.

Quando si sacrifica un uomo, quando si offre quindi il proprio genere,  perché cosi si pensa che si può evitare una calamita naturale, si sta facendo un atto selvaggio,  o  un atto di salvezza? Quando si sacrifica un uomo, quando quindi si distrugge una parte della propria società, perché cosi si crede che si possa salvare il resto della società, si sta facendo un atto di barbarie, o  un atto di protezione? E non è possibile   che quegli  atti, e il costo che  anche allora, senza dubbio avevano, ci abbiano spinto  alla ricerca di altri modi per evitare disastri naturali,  o proteggere le nostre società? Che  abbiano   contribuito    di conseguenza   al progresso della scienza e allo sviluppo della politica?

Lo studio di  sacrifici umani facilita la formulazione di risposte responsabili a tutte quelle,  ma anche ad altre, domande. E sono veramente   lieto e orgoglioso, perché nel territorio greco e più precisamente  nell’ Egeo e la sua periferia, ci sono già stati numerosi studi,  scavi , ricerche, che hanno rivelato e diffuso questa parte della nostra storia .E il volume che è presentato oggi  costituisce  una conferma solenne   di questa evoluzione.

Tali pubblicazioni e tali  conferenze aiutano davvero molto, a completare, al  più correttamente possibile,   questo puzzle, che si chiama  “storia e cultura greca”. E, naturalmente, non penso che  da una  conoscenza più profonda de tutte le sue  fase storiche, una  tale cultura   rischi di perdere il suo prestigio, o la sua irradiazione. Al contrario, conoscere, senza  tabù,   tutti i suoi  aspetti   e inserirli nel contesto storico adeguato, ci aiuta  drasticamente  a studiare somiglianze e  differenze con altre culture, a capire le sue radici morali e, infine, a  concepire meglio la sua evoluzione, valutando  di più quelle che sono state le sue conquiste.

Roma 31 Marzo 2017